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La parola padre
Rassegna stampa - stralci
[…] Uno spettacolo dinamico, sei attrici di grande impatto scenico, una drammaturgia poetica ma dallo stile impetuoso e graffiante, una scrittura di scena dura che restituisce le dinamiche attualissime di donne alla ricerca della propria individuazione che può essere agita solo attraverso la fuga, attraverso la negazione di una identità, quella del padre e delle patrie (identica radice semantica) disfatte del comunismo ma anche della società patriarcale (le ragazze italiane) da cui è possibile ripartire solo tracciando un niet sulla lavagna della Storia. Per ripartire col coraggio delle donne. Renzia d’Inca
RUMOR(S)CENA
[…] lo spettacolo alterna momenti intensi (molti) a cadute di tensione […] tra corpi in movimento, narrazioni in più lingue con traduzione simultanea, momenti lirici, urla che si alternano a imponenti afasie […] i racconti delle giovani ci conducono in un intrico di promesse non mantenute, di lancinante bisogno di essere viste dal proprio genitore, tra liti di famiglia, madri stuprate, immagini di vita vissuta (e di fame) al tempo del comunismo […] le azioni mute parlano di sofferenza, di fatiche, di Vie Crucis al femminile, di cadute e di coraggio. E c’è posto anche per qualche pensiero sul tempo e sull’impermanenza. Alla fine, quelle che scorrono sul viso di una delle interpreti sono lacrime vere mentre il pubblico applaude attento e imbarazzato con il timore di far male di più. Di certo le figure di Irina (Bulgaria), Aleksandra (Polonia), Simona (Macedonia) e di Alessandra, Anna Chiara e Maria Rosaria, nell’ora e mezzo di spettacolo, fanno in tempo a diventare familiari e ce le portiamo a casa per riflettere per riflettere ancora su un presente che, in diretta tv, ogni giorno ci obbliga ad aprire gli occhi sulla Storia, ci porta le voci di Paesi in cui per diventare Europa, si è disposti anche a morire […]
Paola Carmignani – Giornale di Brescia
[…] un’operazione linguistica molto sofisticata ma nello stesso tempo teatralmente assai efficace che mescola italiano, inglese, lingue slave, sottotitoli e didascalie proiettate su uno schermo in un gioco di iterazioni, rimandi e rispecchiamenti che trasforma i sei personaggi in un’unica voce […] la parola padre evoca ricordi di violenza e sopraffazione, di negazione della libertà, di incapacità ad offrire autentico amore e genera sofferenza per un vuoto da cui vengono solo lacrime e rabbia. Tra riflessione politica e seduta psicanalitica lo spettacolo procede entro un impianto scenografico a cui ha messo mano Roberto Tarasco […] intensa e coinvolgente la prova delle interpreti […]
Francesco de Leonardis - Bresciaoggi
Il teatro di narrazione di Gabriele Vacis imprime sul pubblico del Teatro della Società di Lecco, un' impronta di memoria comune sotto cui si celano sei differenti storie: crude, spietate testimonianze a carattere fortemente identitario attraverso cui, sei distinte e giovani ragazze provenienti da nazionalità diverse rivelano ricordi stretti al Padre e alla propria Patria, emaciata, nei secoli, da guerre e violenze, silenzi e tradimenti. A sostenere le impalcature di questa nuova produzione è Koreja […] A condurle in questo viaggio di migrazione […] sono i ricordi, le loro tristi memorie di figlie-non più figlie, di padri intransigenti e insensibili […] La drammaturgia è ricca di musica […] la parola serve a invocare sensazioni, emozioni e a denunciare la Patria che sembra non aver mantenuto, proprio come i padri, le sue promesse […] La profonda e sincera carica emotiva oltre all'autenticità dei linguaggi espressivi di Ola, Simona, Irina, Anna Chiara, Alessandra e Maria Rosaria guida lo spettatore all'ascolto, abituandolo a un sentire comune, indentitario che unisce le persone […] "Ecco abbiamo il dovere di non omettere la conoscenza del dolore, abbiamo il dovere di tramandare. la cultura ha questo dovere"
Angelica Greppi – Sipario.it
[…] donne a parlare di sé, fra di loro, in cerca di una complicità da costruire, di un sentire comune intorno a questioni più o meno importanti. Si abbracciano, piangono, danno i numeri in nome di una sorrellanza ontologica che attraverso frontiere e lingue diverse si condensa intorno ad alcuni punti e a uno in particolare: il rapporto di ognuna di loro con il proprio padre. Tanti, diversi, reali e mitologici. Feticci in certi casi, come il comunismo per ciascuna di loro […] Le lingue dell’est e gli accenti del sud, con l’inglese come lingua franca, creano azione quando l’azione si sdoppia nella traduzione e si manifesta su uno schermo […]
La Provincia di Lecco, 27 maggio 2013
Sono già sul palco Annachiara, Ola, Maria Rosaria, Simona, Alessandra, Irina, quando il pubblico prende posto poco a poco. Ognuno guarda e viene guardato, in qualche modo scoperto, interrogato. Tu lo fai con loro e loro con te. Stanno, le parti non parlanti, sull'una e l'altra sponda […] Si alzano, le ragazze e si accentrano, per esplodere subito dopo, per dipanare storie simili, diverse, alternate, scambievoli, traslate e raccontate per tranfert, al microfono o in video […] Il sonoro incide, sospinge, fa divampare l'andamento fino a punto di squarcio, i cui pezzi subito si ricompongono in un altro presente. Punto nodale e tema dominante è raccontare il padre, da cui il titolo della pièce.[…] L'andamento circolare e la rottura. L'avvitamento, la ciclicità, la circolarità del movimento dei corpi e del racconto è la partenza, è il sostrato che viene rotto da innesti, colpi, fendenti, lacerazioni: dirette, barcollanti, zigzaganti. L'elemento di rottura per antonomasia è la demolizione del muro, la cortina, la frontiera infranta con il corpo esploso all'indietro, come colpito da un enorme proiettile, da una granata, da una bomba ma è anche capacità di abbattere, di spaccare e oltrepassare e aprire anche se con dolore […] un particolare apprezzamento è destinato alla scenografia, fatta di nulla, di bidoni di plastica trasparenti impilati. Di volta in volta, a seconda del contatto, lieve o prorompente, distruttivo o ricostruttivo, diventano unità per creare geografie inedite, paesaggi, labirinti, fisici e mentali […] Terra e cielo, che si rigenerano, forse, attraverso la considerazione e il parricidio della storia più recente, singola e collettiva […]
Rosanna Ratti – hubculture.it, 28 maggio 2013
[…] Ci sono alcuni spettacoli che emozionano. Così, semplicemente, ancora prima di passare attraverso il filtro della ragione […] lo spettacolo parla di coraggio e di cuore, di cadute rovinose e di nuovi tentativi, di una solidarietà che al di fuori di ogni retorica, travalica ogni confine e permette di andare avanti. […] La parola “padre”, così vicina alla parola “patria”, si colloca al centro del vissuto delle sei ragazze che ci offrono racconti e memorie legati, appunto, alla figura paterna in senso lato (perché “padre” può essere anche Tito, un padre che consente a una ragazzina macedone di avere anche amici serbi […] e “padre” può essere Alessandro Magno (e nella sua figura può riassumere la paternità di un popolo intero) e a una patria che talora tradisce (proprio come certi padri), talora non risponde adeguatamente alle aspettative (proprio come certi padri), talora delude (proprio come certi padri). […] Le luci si accendono all’inizio dello spettacolo allo sguardo delle ragazze che ondeggiano a ritmo, falene “al contrario” che emanano luce anziché esserne attratte e poi si spengono sui loro profili, dopo che un grido catartico, più o meno udibile, più o meno materiale, ha permesso di esprimere il dolore e di liberarsene, almeno in parte, almeno per qualche ora […]
Katia Angioletti – Resegonoonline.it, 25 maggio 2013
[…] La parola padre è una discesa, talvolta dolorosa, nel rapporto figlia-padre-patria, con una messa in gioco autobiografica dove il conflitto familiare diventa occasione per sottolineare differenza di genere e tradimento della società globalizzata […] Autentiche memorie infantili e adolescenziali si affastellano delicate e spietate , una accanto all’altra, le une sulle altre, in una fitta tessitura testuale […]
Maria Teresa Surianiello – Quaderni del Teatro di Roma, novembre 2012
[…] singolare esercizio di stile e di riflessione che Gabriele Vacis ha scritto e diretto sotto l’egida del gruppo leccese Koreja […] le lingue, da quelle originali all’italiano che vi si mescola o all’inglese di supporto, compitano un continuum didascalico e narrativo, in cui dalle testimonianze emerge soprattutto questo rimosso, deprecato, agognato rapporto con una figura paterna, identitaria e spesso ingombrante […] è infine il tempo (il tempo che è passato sia per i padri che per le figlie) a riportare le sei componenti dello spettacolo a una dimensione poi tutta intima e personale, dove anche la parola padre si declina in un’economia di gesti e parole, nel silenzio, nell’ombra […] spettacolo a momenti molto intenso questo di Vacis, con scoppi di energia e di ritmo […] assai brave e benissimo affiatate le sei interpreti […]
Pasquale Bellini – La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 ottobre 2012
[…] una sequenza di storie raccontate con rabbia, risentimento, paura e odio, in una specie di resa dei conti scenica in cui ciascuna si espone, si confessa in un ultimo definitivo confronto col proprio padre o con la propria nazione, per soccombere o liberarsene […]
Giuseppe Liotta – HYSTRIO
[…] un sofferto rapporto con la figura paterna, concreta o ideale che sia (Alessandro Magno o il Maresciallo Tito). La parola padre, una produzione Koreja che si avvale del coordinamento di Salvatore Tramacere, è auto terapia di gruppo […] una parete composta da bottiglioni di plastica trasparente attende d’essere infranto per poi venire elevato e nuovamente abbattuto. Non simboleggia solo il Muro o altri ‘muri’ che ancora separano sessi, classi, sistemi economici ; richiama ancora il totem di partenza, questa figura paterna-padronale - e sotto sotto pure divina - da contestare, distruggere, ricomporre […]
Italo Interresse – Quotidiano di Bari, 30 ottobre 2012
Anna Chiara, Ola, Simona, Irina, Alessandra e Maria Rosaria […] tre sono nate soto il comunismo, tre sono figlie del mezzogiorno d’Italia. Le ha scelte e messe insieme un grande uomo di teatro, Gabriele Vacis […] che continua a lanciare nuovi personaggi, a esplorare altre strade. Questa l’ha portato in Puglia, a Lecce, ai Cantieri Teatrali Koreja. Oltre due mesi di lavoro per preparare uno spettacolo, La Parola Padre […] si affronta il tema, rimosso un po’ da tutti, del grande esperimento comunista. Del vuoto devastante di valori aperto alla lunga stagione del totalitarismo, ma anche delle delusioni del presente […]
Aldo Cazzullo – Io donna, 7 luglio 2012
Piene di senso, identità e corpo espressivo, sono alla ricerca di un presente perduto, le sei ragazze attrici (macedone, bulgara, polacca e tre italiane del meridione) su cui Gabriele Vacis ha cucito La Parola Padre, lavoro col marchio della compagnia Koreja […] spettacolo umano e lancinante di appelli e figure paterne, di affetti disturbati e non sempre ricevuti dall’intransigenza maschile, lo spunto sembra una kafkiana Lettera al Padre allargata ad una Babele di donne dell’est e del sud, finchè alle radici s’associano anche liriche per l’ex-comunismo protettivo […]
Rodolfo di Giammarco – La Repubblica, 8 luglio 2012
Se la Puglia fosse un'attrice, reciterebbe in più lingue. C'è voluto un torinese per dimostrarlo: Gabriele Vacis [...] in questa polifonia di esperienze e tradizioni le sei attrici raccontano si raccontano, ora con ironia ora con pianti e lamenti [...] la forza dei monologhi si pone su corpi femminili sempre in movimento: recitazione, danza e canto si alternano continuamente [...] ognuna di loro si lascia trasportare dal fiume impetuoso dei ricordi. Ricordi che all’improvviso fanno scattare reazioni impulsive, quasi irrazionali. Simbolo scenico dello stato d'animo delle sei donne ci sono 198 boccioni d’acqua, tutti vuoti. Le protagoniste se ne servono per comporre insieme e con cura strutture geometriche, destinate ogni volta ad essere stravolte quando qualcuna di loro si abbandona alla collera. L’azione alterna fasi di costruzione e ricostruzione, unione e rottura [...] e ogni rottura avviene in modo imprevedibile, com’è imprevedibile è il tempo delle variazioni bachiane di Glenn Gould colonna sonora che apre lo spettacolo [...] Perché i ricordi evocano sensazioni e la sensazioni si tramutano in azioni verbali e corporee [...]
Angelo Urgo – affaritaliani.it
[…] Sei ragazze […] è impossibile non avvertire l’incalzante desiderio di parola nei corpi pronti a raccontare […] la prima voce pare che provenga da tutte e da nessuna […] se sia la storia dell’una o dell’altra non lo si comprende immediatamente ma è certo che il racconto appartiene ad ognuna. E’ l’e-mail destinata ad un qualche padre, redatta nella distanza, probabilmente in un aereoporto nell’attesa di partire per un altrove capace di allontanare il più possibile da una qualche patria che non ha mantenuto le sue promesse. Termini affini, padre e patria, nella radice come nel senso, anche e forse in modo particolare, proprio nella questione del promettere e del tradire […] L’eccellente sincronia fra le ragazze disvela la varie affinità semantiche dando vita ad una babele-donna che non demolisce ma costruisce e, se scompagina, lo fa per edificare di nuovo […] Il paradosso e l’ironia capace di sciogliere il ghiaccio e di allontanare la pena, convivono, nella drammaturgia di Vacis, con le lacerazioni dell’anima mentre la musica, emblematicamente, scandisce i momenti chiave di uno spettacolo lungo ma fluido, restituendo quasi una dimensione adolescenziale che agisce nel backstage dell’immaginario […]
Paola Teresa Grassi – Krapp’s Last Post