Note di Regia
Tutto succede in una Lunga Notte. Il tempo scandisce l’attesa di Medea. L’attesa del rientro di Giasone che per la prima volta si allontana di sera per recarsi ospite alla reggia di Creonte. Al tramonto è un’attesa carica di speranza, “…e fate preparare una splendida tavola per la cena”, dice Medea a Layalé e Perseide. Medea vuole accogliere con un’atmosfera di festa il ritorno di Giasone. Ma presto inquietanti premonizioni iniziano ad echeggiare il tradimento di Giasone. La “celeste vagabonda” incalza con il suo chiarore lunare per preparare una grigia alba di abbandono. E il tempo scorre sempre più cupo e doloroso finché la notte insonne si apre al tragico preludio di morte.
Il dramma dell’esclusione che può generare in ogni momento e in ogni luogo atti estremi e disperati, è fatalmente e prepotentemente attuale. I corsi e ricorsi storici ci insegnano a rimanere vigili e ad imparare ad allontanarci dagli errori del passato, da quegli atti di cieca intolleranza che in ogni tempo hanno disumanizzato l’uomo trascinandolo nell’aberrante epilogo della guerra. La scrittura potente di Corrado Alvaro all’indomani della seconda guerra mondiale, rende la disperazione della tragica figura di Medea “umana” , cucendole addosso la condizione di esule indesiderata su cui si scaglia la cecità di un popolo che legittimato dal potere costituito dà forma ai suoi timori nel modo più efferato. La sicurezza del regno e la sua tranquillità diventano il capo espiatorio di Creonte che scaccia Medea , la barbara temuta che potrebbe minare con la discendenza di Giasone il potere costituito di Creonte. Creonte accoglie Giasone nel suo regno, la società patriarcale che presiede pretende un erede maschile e quale fama più grande sarebbe per Creonte far sposare la figlia Creusa al più illustre eroe della Grecia per garantirsi una prestigiosa discendenza!
Il ripudio di Medea è soltanto un particolare a cui Giasone si piega per scalare il successo e trasformarsi da eroe a futuro re. Quale paese civile, si chiede Medea, può giustificare l’abbandono della sposa e dei figli, lo spegnimento del focolare domestico, la distruzione di una casa consacrata da una famiglia per ottenere un regno. Cos’è essere civili? Ed essere Umani? I poteri sovrumani di Medea che tutti temono non possono niente per sé stessa. Medea crede di “abitare” una nuova patria e trasforma sé stessa per tentare un’integrazione. Scacciata da Creonte, si rivolge in supplica al fuoco di Prometeo per ottenere non più cose tremende ma soltanto una nuova patria, un nuovo focolare domestico per i suoi figli, ma la fiamma divina non gli risponde più. “ Non rispondi più a Medea? Non puoi, tu dici. Questo può farlo soltanto l’uomo, tu dici. Gli Dei hanno lasciato questo all’uomo, gli Dei rispettano l’uomo, sta all’uomo rispettarsi dello stesso rispetto degli Dei.
Ti puoi distruggere, ma vivere umanamente può soltanto l’uomo”. Questo, a mio avviso, è il grande messaggio dell’opera di Corrado Alvaro. L’uomo deve tornare a vivere umanamente superando deliranti nazionalismi e radicalismi insulsi che trascinano il mondo verso atti di estrema barbarie. E ancora Medea ad Egeo: “Il più bel vanto di un regno era quello di ospitare gli esuli dei regni vicini invisi ai re, pur rimanendo i re in pace tra di loro”. E L’infanticidio nella Medea di Corrado Alvaro diventa l’atto disperato di una madre che non vuole consegnare i propri figli alla violenza cieca dell’intolleranza del popolo ospitante.
Ho voluto portare in scena lo straordinario testo dello scrittore calabrese Corrado Alvaro con l’aiuto di mezzi espressivi eterogenei che siano in grado di correre organicamente alla sua resa emozionale. Lo spettacolo è sviluppato attraverso una commistione stilistica di prosa e filmati, una simultanea fusione che porta alla ribalta anche alcuni personaggi nel testo presenti ma non rappresentati ( come Creusa e il Popolo di Corinto) oppure la lacerazione dell’attesa di Medea che genera nella mente della protagonista visioni premonitrici e flashback di ritorno o ancora i figli di Medea i cui primi piani e dettagli colgono lo stato dell’età dell’innocenza ancora ignara della crudeltà a cui l’uomo può arrivare. La violenza del popolo di Corinto spinta dal sospetto e dalla paura avrà occhi e volti di odio massificato, che sbuca a sovrastare la disperazione di una donna. Il potere incombe in modo disumano: Creonte, Le Donne Ammantellate, appaiono in video investendo quasi a distanza ma perentoriamente il mondo privato della casa di Medea fino a sradicarne le fondamenta. Le Donne Ammantellate sono i crudeli emissari di una fantomatica e devastante legge selettiva che decide chi cade e chi resta “ … è peggio per chi cade più larghi si starà”, spengono il focolare simbolo della famiglia e ne decretano l’eliminazione.
La freddezza spietata di Creonte diventa l’immagine della folle determinazione della sovranità assoluta mascherata in alcuni tratti da una politicante conciliazione dissimulatrice per poi sfociare sul finale nella solitudine sconcertante a cui è destinato ogni “dittatore” davanti alla constatazione della sua disgregazione. E dentro la casa Medea che da carnefice del passato diventa vittima dell’abbandono, e poi la Nutrice, Layalé e Perseide che si stringono a lei e che diventano donne testimoni della lacerazione di un focolare e della tragica scelta di Medea assurta come atto estremo di difesa e protezione.
Nell’esprimere stilisticamente il doloroso stato di emarginazione dei protagonisti, lo spettacolo sviluppa le simbologie e le atmosfere presenti lungo tutto il testo alvariano : la luna “celeste vagabonda”, il focolare, la leonessa, lo scorrere inesorabile del tempo, tutti elementi che non saranno lasciati al caso ma che saranno rimarcati attraverso ricerche sonore e visive. Per i canti previsti dall’autore (il Canto Nuziale, il Canto dei Marinai), la scelta di utilizzare sonorità grecaniche, affidandone la composizione originale ad un autore musicale da anni attivo nello studio e nella ricerca musicale della cultura grecanica, nasce dal tentativo di evocare, nell’universalità del dramma, antiche suggestioni territoriali valorizzando per mezzo anche di alcuni innesti linguistici ( Donne Ammantellate, Guardiano di Notte) una preziosa minoranza linguistica calabrese. Una produzione calabrese vede uniti attori di grande spessore ed esperienza a giovani realtà artistiche di talento per rendere l’unicità e la verosimiglianza di una grande opera teatrale come “Lunga Notte di Medea” di Corrado Alvaro.