"Negli ultimi anni ho sperimentato una nuova forma di rappresentazione, che unisce la tecnica del cunto col teatro dei pupi a scena aperta, cioè con la manovra a vista al di qua del piccolo boccascena del teatrino. Un espediente che mi consente di “aprirmi” sulla grande scena, esaltando la potenza e l’incedere del racconto. Mostrarmi al pubblico non tradisce l’incanto di un teatro che ha il suo fondamento nella tecnica “segreta” del puparo, nella sua capacità di dar voce a tutti personaggi mentre, non visto e con l’aiuto di pochi manianti, li manovra dietro le quinte. L’esperienza di cuntista e narratore, che ho maturato in tanti anni di lavoro, mi ha insegnato, piuttosto, che la presenza fisica dell’attore, i suoi movimenti, la mimica, quella che qualcuno ha definito una vera e propria danza, non fanno che esaltare il ritmo del racconto e la capacità immaginativa del pubblico. Ciò non toglier nulla all’artigianalità del mio teatro, che continua a servirsi di tutti gli stratagemmi del “mestiere”, dell’apporto di manianti e combattenti e di mio figlio Giacomo, che non aziona più il vecchio pianino a cilindro ma dirige un vero e proprio ensemble al quale affida le sue musiche ispirate a quelle della tradizione.
La pazzia di Orlando, uno dei capitoli più visionari del repertorio dell’Opera dei Pupi, mi permette di mostrare al meglio il risultato di questo mio percorso di rinnovamento della tradizione. La guerra di Agramante d’Africa contro la Francia, gli incanti e gli incantesimi, l’amore tra Angelica e Medoro, che scatena la follia di Orlando, Astolfo che in groppa all’Ippogrifo raggiunge la luna per recuperare il senno del cugino, sono gli ingredienti del favoloso mondo dell’Opra, di un grumo narrativo che ha la capacità di catturare ancora oggi grandi e piccini".
Mimmo Cuticchio
Trama
Mentre la Corte di Carlo Magno è in subbuglio, perché molti paladini, compreso il prode Orlando, hanno perso la testa per la Principessa Angelica, arriva la guerra di Agramante d’Africa.
Cristiani e saraceni si incontrano sotto le mura della città di Parigi. Intanto Cloridano e Medoro, per recuperare il corpo del loro Re Dardanello, si spingono nottetempo fin sotto le mura e vengono assaltati da un drappello di cristiani che uccidono Cloridano e feriscono gravemente Medoro. Il caso vuole che Angelica, passa da quel campo e assieme ad un vecchio contadino, che stava tornando con il suo mulo nella sua capanna, portano via il ferito, salvandolo da una sicura morte.
Nel frattempo, il paladino Astolfo sta cercando per campagne, pianure e monti suo cugino Orlando e mentre il suo destriero sta bevendo ad una fonte, un demonio, finto ragazzo, gli prende il cavallo facendosi inseguire fin sotto il Castello delle Menzogne, creato per opere di magia dal negromante Atlante. Astolfo viene a conoscenza, attraverso un librettino che gli ha regalato la Maga Logistilla, sua amica, come distruggere quell’incanto. Seguono duelli contro mostri ed altri animali mitologici mandati dal mago Atlante, fino a quando Astolfo suona il suo corno fatato e tutto svanisce come polvere al vento. Adesso in quella aperta campagna c’è soltanto l’Ippogrifo che apparteneva al negromante. Astolfo lo cavalca e questo invece di galoppare, comincia a volare sempre più in alto portando il paladino sulla luna. Astolfo è meravigliato per tutto ciò che gli sta accadendo e lo è ancor più quando gli appare Giovanni l’Evangelista che gli spiega il motivo per cui il Signore Iddio ha voluto che lui giungesse sulla luna. Spetta infatti a lui il compito di prendere il senno di suo cugino Orlando e riportarlo sulla terra. Intanto Orlando è diventato sempre più pazzo, fino a spogliarsi delle sue armi e distruggere tutto ciò che lo circonda. Ma fortunatamente Astolfo torna sulla terra e ogni cosa si sistema.
Figli d’Arte Cuticchio
Il gruppo nasce nel 1971 sotto la guida di Mimmo Cuticchio. Per la prima volta una compagnia di pupari instaura un rapporto con l’amministrazione pubblica. Questo permette un ulteriore sviluppo e qualificazione dell’attività che si sviluppa sempre di più in quei settori dell’artigianato che tradizionalmente affiancavano l’opera dei pupi ed ai quali i pupari si sono sempre appoggiati. Ponendosi come unità produttiva autosufficiente, in grado di produrre spettacoli, controllarne tutte le fasi, dallo sbalzo delle armature all’intaglio del legno per i corpi. Dalla pittura di scene e cartelli alla realizzazione dei costumi, la compagnia salda tre principali linguaggi della comunicazione teatrale: il recupero delle tecniche tradizionali dei pupi e del cunto, la ricerca e la sperimentazione. La sua sopravvivenza artistica è dovuta alla ricerca di un suo spazio espressivo che valorizzi al massimo le tecniche dei pupari e dei contastorie, linguaggi tutt’altro che esauriti o superati, per tentare un teatro di verità e di poesia. Questa ricerca durata trent’anni, oggi si è trasformata in una terra operosa, che trova nuova linfa nella reinvenzione dell’Opera e nella sua commistione con altri generi, dove pupi, pupari, manianti, combattenti, attori, paladini ed eroi si ritrovano sotto le stelle del teatro e dello spettacolo. Il 18 maggio 2001 l’Opera dei Pupi viene riconosciuta dall’UNESCO “patrimonio immateriale dell’Umanità”. Perché si ottenesse questo riconoscimento,si è dovuto attraversare e accettare più di una sfida, in primo luogo la decostruzione e poi la ricostruzione.
L’opera dei pupi non è più ciò che è stata un tempo, da tempo si sentiva l’esigenza di tramandare quest’arte in modo più organico, avvicinandola ai giovani. Oltre all’attività di produzione, la compagnia è impegnata anche in quella di promozione. Dal 1984 organizza il festival teatrale intitolato “La Macchina dei Sogni, riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dal 1997 porta avanti il progetto di una scuola per pupari e cuntisti con l’obbiettivo di garantire un futuro al teatro dei pupi. La creazione della scuola è una tappa importantissima nell’evoluzione del teatro dei pupi attuale. La formazione di giovani dalle molteplici competenze (pittori, scultori, scenografi, manovratori) e l’esigenza di un apprendistato continuo e costante sono i pilastri dell’insegnamento artistico. Gli allievi, di età compresa tra i 18 e i 26 anni, vengono preparati agli imperativi di “un’arte completa” e l’insieme del progetto acquista fisicamente senso alla fine del terzo anno di insegnamento, quando gli allievi meritevoli potranno prendere parte ad uno spettacolo diretto da Mimmo Cuticchio Il progetto si avvale della collaborazione di prestigiose istituzioni europee, tra tutte l’international School of Theater Anthropology, l’Ecole Supèrieure Nazionale del Arts de la Marionette di Charleville Mezieres.