Sabato 3 dicembre ore 20.30 | Parco Ecolandia (Nave di Teseo – Sala Spinelli)
Giovedì 29 DICEMBRE ORE 18.30 | Parco Ecolandia (Nave di Teseo – Sala Spinelli)
Nella sala: Mostra di foto di Scena di Marco Costantino
PPP Amore e Lotta – dico il vero
I Studio
Drammaturgia Katia Colica
con Americo Melchionda Pier Paolo Maria Milasi la madre Andrea Puglisi Guido
A cura di Matteo Tarasco
Costumi Malaterra
Scenografia Melis-Lazzaro
Musiche Antonio Aprile
produzione Officine Jonike Arti
Note dell’autrice
“PPP Amore e Lotta – dico il vero” mette in scena la storia di tre percorsi interrotti ognuno a suo modo; e ognuno, soprattutto, rimanendo parte necessaria dell’altro. Pier Paolo Pasolini è in scena – da spettro? reale? – l’ambiguità non ambisce a essere chiarita. Potrebbe essere appena stato ucciso e all’interno di quella confusione senza tempo che immaginiamo addosso ai scomparsi quando non riescono a lasciare il corpo mortale per avviarsi verso il metafisico. (…) Le parole che si perdono e non si trovano più, questa luce dei fari. L’ultimo bacio di mia madre, la strada giusta, la strada giusta per mio padre. Puzzo di frenata. Correre in sogno. Le vetrinette in salotto, le pacche sulla spalla. I fanali che pizzicano gli occhi, un riparo qualunque. Il freddo preso da chi ti aspetta alla stazione. Alzo il finestrino ché piove.
Pier Paolo è carnalmente poetico, guarda alla sua vita con disillusione e, intanto, l’Universale che è in sé sembra proiettarlo nella Storia suo malgrado. In una dimensione atemporale e metafisica, il nostro Pasolini si racconta tra la confusione del tempo perduto, annebbiato, e la certezza di una grinta che mescola amore e lotta. I sogni di Pier Paolo, ma anche i suoi incubi e i suoi desideri, trasformano la scena in un drammatico caleidoscopio di presenze attraverso la tenerezza disperata di un uomo, di un poeta, di un fratello e di un figlio, strappato alla sua vita terrena. Che non si è più ritrovato.
Il fratello Guido, partigiano ucciso da giovanissimo nel 1945 durante i fatti legati all’eccidio di Porzus, non è assegnato alla comparsa di quel rapporto simbiotico che continua a cercare (…) Dicono di te che hai perduto la strada di casa, che ti sei fermato in un posto, dovevi vedere qualcuno, e alla fine non ti sei più mosso da lì… Dicono che hai appeso ai tergicristalli della tua automobile una bandiera con cui volevi coprirmi per non farmi prendere freddo, di notte.
Guido incarna una lotta ideale e appassionata, che si proietta in scena tramite la sua esasperata ricerca di certezze dentro una bolla sospesa alla quale si oppone, contrapponendo alla sua mancanza terrena un’energia che diremmo vitale, se non fosse ossimoro, attrito logico. Guido in scena non è solo legame fraterno e filiare, ma mediatore tra lo spettatore e la dimensione “altra”; figura di mezzo che non si rassegna alla divisione tra terreno/ultraterreno. Raffigurando l’ostinazione che trascende spiegazioni e ragionevolezze; caratteri che non gli appartengono. Che non gli sono mai appartenuti.
La madre Susanna, infine, protagonista di un’attesa eterna: punto di sutura e, al contempo, di spaccatura del rapporto familiare, riesce come ogni madre a tenere in bilico equilibri precari. Aspetta alla finestra il ritorno di Pier Paolo (…) È che ti aspetto ancora. Vi aspetto tutti e due, per capire come vi siete smarriti, qual è la mia colpa, in quale strada del bosco vi ho perduti. Vi aspetto per farmi raccontare la faccia dei lupi che vi hanno sbranato.
Dentro un’infinita notte che precede il mattino del 2 novembre, giorno in cui il corpo del poeta fu ritrovato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, Susanna vuole capire: principalmente l’omicidio di due figli – uno dopo l’altro – tutti e due senza colpevoli acclarati. Ma vuole capire anche il suo ruolo archetipo di madre che protegge e che tuttavia fallisce; cerca risposte terrene perché è la Terra a renderla madre. Come Demetra che pretende l’uscita dal regno di Ade di sua figlia, Susanna rifiuta l’aspetto surreale che vive e prova a trascinare con una forza sovrumana – quella sì – i propri figli a sé, in un luogo che conosce bene e la rassicura. Lo spettacolo innesta nella drammaturgia originale brevi ma significativi testi di Pasolini, e lo fa confondendo i piani temporali, fino a farli diventare allucinazioni; o verità allucinate.
Katia Colica
Note di regia
Questo Primo Studio di un percorso più articolato, che vedrà un debutto nel futuro prossimo, non vuole essere semplicemente un omaggio alla memoria di Pier Paolo Pasolini, ma si configura come un viaggio nella memoria di tutti noi. L’autrice Katia Colica ci chiede di ricordare e ci rammenta il valore della memoria e la forza della poesia.
In bilico su un delicato equilibrio, si indaga l’universo familiare mettendo in luce per la prima volta sulla scena Pier Paolo Pasolini poeta, figlio, fratello e il rapporto con la madre Susanna e il fratello Guido, morto ammazzato nella guerra partigiana ancora giovinetto.
“PPP Amore e lotta – Dico il vero”, ci invita a lottare per il nostro amore e ad amare la lotta, sempre.
Matteo Tarasco