Domenica 27 novembre ore 15.45 | Parco Ecolandia (Fortino/Sala Spinelli)
Lo stato d’assedio
Performance dalla residenza artistica per attori a cura di Matteo Tarasco
Con Americo Melchionda, Angela Ieracitano, Arianna Ilari, Maria Milasi, Pasquale Curatola, Riccardo Parravicini, Stefano Pavone
Musiche dal vivo Antonio Aprile
Produzione Officine Jonike Arti/GTF
Una Performance importante per l’innovazione del fare (nascerà da un percorso di residenza laboratoriale), per il testo scelto, per la direzione attoriale. Partiremo dalla celebre opera teatrale “Lo stato d’assedio” di Albert Camus scritta nel 1948 per lavorare insieme a Matteo Tarasco approfondendo significati etici, sociali e politici della paura come strumento di affermazione dei regimi totalitari con un percorso che conduce dal testo alla scena.
Note di Matteo Tarasco sul Laboratorio “Lo Stato d’Assedio” di Albert Camus da cui sarà realizzata la performance
I confini dell’anima (Psyche), nel tuo andare, non potrai scoprirli, neppure se percorrerai tutte le strade: tanto profonda (Bathun) è l’espressione (logon) che le appartiene. (Eraclito)
Albert Camus è più di uno romanziere, più di drammaturgo, più di un filosofo, ed è le tre cose al contempo, ma non solo. La sua penna sempre affilata ha saputo indagare i meandri dell’animo umano, così come i labirinti dell’antropologia e della sociologia come pochi nel Novecento. Per questo motivo ci sembra necessario oggi, in una epoca post pandemica e guerresca, proporre un laboratorio intensivo con spettacolo finale su l’eclatante Lo stato d’assedio, ove Camus immagina la creazione di un regime totalitario mediante lo strumento del panico, o meglio mediante l’uso strumentale del panico. Ci siamo domandati che cosa sia e che cosa sia stato nella storia dell’uomo il panico e quali funzioni ha avuto di volta in volta nelle società a noi note. Una considerazione – in forma di premessa, potrebbe essere la seguente: la nascita e la morte sono eventi simmetrici, in quanto sono i limiti del tempo che trascorriamo sulla terra. Ma il rapporto che abbiamo con la vita e il rapporto che abbiamo con la morte, non sono affatto simmetrici: abbiamo atteggiamenti ben diversi verso l’inizio del nostro tempo sulla terra e verso la sua fine. Fatta questa premessa indispensabile non possiamo non interrogarci: dov’ero “io” prima di nascere? È una domanda interessante, con la quale si può facilmente convivere, anche se non ha risposta. Non si può dire altrettanto dalla domanda “dove andrò dopo la morte?” E qui interviene un fatto ineludibile: la coscienza di noi stessi che maturiamo nel corso della vita include un elemento irriducibile, che possiamo chiamare “transitorietà”, e questo senso di “transitorietà” è fondamentale nella nostra interpretazione del mondo, in altre parole, la vita dell’uomo si può intendere come tensione continua causata dalla consapevolezza del divenire e da un’immagine conscia o latente di eternità. Proprio a causa e nell’ambito di questa tensione viviamo con Panico. Gli antichi greci ritenevano Pan un dio, il dio del terrore. Socrate invocava Pan, che considerava il suo proprio Daimon, quando cerca risposte, e per farlo si sdraia a gambe e braccia aperte in riva ai corsi d’acqua. Il Panico, cioè l’effetto che il Dio Pan produceva nell’anima dell’uomo era dunque, per gli antichi greci fonte di piacere e di unità con la natura. Essere “visitati” da Pan era auspicabile, in quanto il Dio del Panico generava conoscenza profonda del sé e ispirazione creativa. Dopo l’avvento dell’Illuminismo nel diciannovesimo secolo abbiamo assistito alla progressiva fuga dagli dèi, che ci ha allontanato dal significato arcaico e profondo dei fenomeni, per consegnarci alle spire ossessive delle definizioni scientifiche, dove il significato, il seme delle cose, non alberga più nel corpo, nella Physis, ma nella mente, nel Nous: oggi la lingua non è più del cuore, come diceva Paracelso, ma della mente. Il linguaggio è sempre più logico e sempre meno sentimentale. Fare ritorno all’Antica Grecia significa riacquisire la forza poetica della parola, che crediamo oggi debba imporsi su altri linguaggi che dicono e spiegano, ma non insegnano il senso. Con l’avvento del ventunesimo secolo, assistiamo ad un ulteriore fenomeno di corruzione del senso profondo dell’idea di Panico: il Panico è diventato la nuova ideologia, forse potremmo definirla l’ideologia dominante del nuovo secolo. Il Panico paralizza le coscienze e inibisce l’azione: è la nuova malattia sociale, sapientemente inoculata nelle coscienze collettive dei popoli; il nuovo morbo implacabile che destabilizza l’umanità in occidente come in oriente, nel sud e nel nord del mondo. L’antico Dio greco Pan, potesse ancora rivolgersi agli uomini, non fosse stato abbandonato e dimenticato, ci ricorderebbe con un sorriso beffardo che quando si balla sull’orlo dell’abisso non c’è tempo di annoiarsi.
Matteo Tarasco
Direzione Laboratorio Alta Formazione“ Lo Stato D’Assedio” e Regista Performance conclusiva
Matteo Tarasco è stato il primo e unico regista italiano nominato Membro del Lincoln Center Theatre Directors Lab (New York City), dove ha lavorato nel 2006 e 2007.
Nel dicembre 2006, il Presidente della Repubblica Italiana gli conferisce il Premio “Personalita’ Europea per il Teatro 2005” come migliore regista emergente.Nel 2021 è Visiting Artist presso Harvard University – Department of Hellenistic Studies.Dal 2007 al 2009 per Lamda – London Academy of Music and Dramatic Art, ha diretto e adattato in lingua inglese Opinions of a Clown, ispirato al romanzo di Heinrich Boll e The Late Mattia Pascal, adattamento dell’omonimo romanzo di Luigi Pirandello.
Dal 1996 al 2002 è stato assistente alla regia di Gabriele Lavia.Nel 1999 firma la sua prima regia al Teatro Stabile di Torino: la messa in scena integrale in dieci spettacoli di Affinità Elettive di Goethe, con Luca Lazzareschi, e Sara D’Amario.Nello stesso anno, cura per TST la regia di Cleopatraccia di Alfieri e per Festival delle Colline Torinesi, adatta e dirige L’Ultima Conferenza, saggio di Erwin Goffman, con Luca Lazzareschi.Nel 2001, I.N.D.A. Istituto Nazionale Dramma Antico gli commissiona la messa in scena integrale dell’Odissea di Omero, spettacolo di 18 ore con Monica Guerritore, Giuseppe Cederna, Lorenzo Lavia e altri venti attori, in dieci siti archeologici di Siracusa.Nel 2002, è Direttore Artistico di “Solitari” programma televisivo di RAISAT, per il quale dirige cortometraggi ispirati ad opere teatrali: Edipo di Sofocle, Amleto e Romeo e Giulietta di Shakespeare, La Morte di Danton di Buchner, La Donna del Mare di Ibsen e Le Relazioni Pericolose di Laclos.Per il Festival Settimana Pirandelliana – Premio Kaos (Agrigento) dirige nel 2004 Quando si è capito il giuco di Luigi Pirandello.
Nel 2005 dirige La Bisbetica Domata di William Shakespeare, prodotto da Compagnia Lavia, con Tullio Solenghi e un cast di soli uomini, che debutta al Teatro Romano di Verona, e viene poi trasmesso da RAI2.
Per TodiArteFestival 2006 adatta e dirige La Nuit e le Moment di Crebillons Fils,prodotto da B.I.S. Bideri, con Lorenzo Lavia e Silvia Salvatori.Nel 2007 dirige nuovamente Tullio Solenghi in Nozze di Figaro, produzione Compagnia Lavia.
Per TodiArteFestival 2007 dirige Simona Marchini in Storia di una Capinera, adattamento del racconto di Giovanni Verga e crea 1001 Nights in 1 Night, spettacolo con cast internazionale di cinquanta attori di varie nazionalità europee.
Dal 2009 al 2011 collabora con Accademia Nazionale di Costume e Moda, per la quale adatta e dirige Orlando in Love, liberamente ispirato ad Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo; Sogno di August Strindberg, presso l’Acquario Romano; Un Flauto Magico, dall’opera di Wolfgang Amadeus Mozart, in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia, al Piccolo Eliseo di Roma.Per il Festival Internazionale Face a Face, cura la messa in scena de I Greci di Jean-Marie Besset, prima nazionale al Teatro di Noto (Sr).
Nel 2010 dirige Laura Lattuada in L’inferno non esiste? due storie di Susanna Tamaro, spettacolo patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle Pari Opportunità, e da Teatro Stabile di Roma.
Nel 2010 dirige Mariano Rigillo neIl Burbero Benefico di Goldoni, che debutta al Festival di Borgio Verezzi e il Musical La Dolce Diva – Burlesque Show al Teatro Olimpico di Roma, con Greg e la star americana Dirty Martini.
Nel 2011 adatta e dirige Alice (Nel manicomio di Wonderland) con Romina Mondello, di cui è anche scenografo e light designer; lo spettacolo debutta in prima nazionale al Festival di Borgio Verezzi.
Nel2012 dirige Laura Lattuada in Questo Amore, dall’omonimo romanzo di Roberto Cotroneo, che debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto.Nel 2013 cura la regia di Aimez Vous Brahms? con il Maestro Antonio Pappano e Gabriele Lavia, per Accademia Nazionale di Santa Cecilia.Nel 2014 cura adattamento scenografia e regia dello spettacolo Eneide – Ciascuno Patisce la propria ombra per ACTL Lazio e Teatri di Pietra, primo capitolo della Trilogia Del Mito al Femminile che prosegue nell’estate 2015 con Iliade – Le Lacrime di Achille.
Nel 2014 è autore e regista di Enrico IV (Ma forse no), da Luigi Pirandello con Brenno Placido e Federico Lepera, per Festival Benevento Città Spettacolo.Nel2015, debutta a Palermo, per la rassegna Contemporaneo Sensibile, il progetto Così Parlò Zarathustra – Uno spettacolo per tutti e per nessuno, da Friedrich Nietzsche, per il quale cura drammaturgia e regia.Nel 2016 scrive e dirige Baccanti per Teatro dei Calanchi, Pisticci (Mt)Nel 2017 scrive e dirige Troiane da Euripide/Seneca/Sartre che debutta al Teatro Garibaldi di Enna; scrive e dirige Medee per il Festival Teatro dei Calanchi, Pisticci (Mt); debutta al Todi Festival, lo spettacolo Jacopo Ortis, dal le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo (adattamento e regia) con Brenno Placido.Nella stagione 2017/2018 dirige La Signora delle Camelie (adattamento e regia) dal romanzo di Dumas Fils, prodotto da Gitiesse e Teatro Quirino.
Nel 2018 debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto lo spettacolo Penelope di cui è autore e regista. Nello stesso anno è regista e adattatore dello spettacolo I Fratelli Karamazov dal romanzo di Fedor Dostoevskij con Glauco Mauri prodotto da Compagnia Mauri/Sturno e Teatro la Pergola di Firenze/Fondazione Teatro della Toscana.
Nel mese di luglio 2019 debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto lo spettacolo Circe di cui è autore e regista.
Nel Teatro Sannitico di Pietrabbondante (Isernia) debutta lo spettacolo Elektrae di cui è autore e regista.In ottobre lo spettacolo Penelope è scelto per rappresentare l’Italia in Grecia (Salonicco e Atene) nel contesto del Focus sul Teatro Italiano organizzato da Mibact e Ministero della Cultura greco.Nel maggio 2021 debutta al Piccolo Teatro di Milano con Variazioni enigmatiche di Eric-Emmanuel Schmitt con Glauco Mauri e Roberto Sturno, spettacolo prodotto da Compagnia Mauri/Sturno e Teatro la Pergola di Firenze/Fondazione Teatro della Toscana.Il suo primo romanzo La fame, è stato pubblicato nel novembre 2020 da Scatole Parlanti edizioni.Nel luglio 2021 dirige per Dipethe Kozani, Teatro Stabile della Macedonia del Nord (Grecia), La Vedova Scaltra di Carlo Goldoni, in lingua greca.Nell’ottobre 2021 debutta al Teatro di Tor Bella Monaca Come Pietra Paziente, dall’omonimo romanzo di Atiq Rahimi, per il quale cura adattamento e regia.